STORIA SOTTOSEZIONE C.A.I. BUJA

 

La Sottosezione di Buja nasce il giorno 3 dicembre 1970, come risulta dagli atti dell'assemblea costitutiva tenuta presso la trattoria "Suble" alla presenza dei primi cinquantadue soci, i quali nominano un consiglio direttivo che come primo atto decide di dedicare la Sottosezione al concittadino Angelo Ursella, prematuramente e tragicamente scomparso pochi mesi prima sulla parete nord dell'Eiger.
La risposta della Sede Centrale che "ufficializza" la costituzione della Sottosezione è datata 24 gennaio 1971.

Gli inizi sono entusiasmanti, con escursioni sempre più prestigiose e affascinanti che abbracciano tutto l’arco alpino, dalle vette delle Dolomiti, al Monte Bianco, al Monte Rosa, al Cervino, al Gran Paradiso e tante altre ancora.
Le serate con alpinisti famosi sono numerose: da Sergio De Infanti (compagno di cordata di Angelo sull'Eiger), Ignazio Piussi, Kurt Diemberger, Silvano Della Mea, Daniele Chiappa, Giancarlo Grassi, Cirillo Floreanini, ecc..
E poi, grazie agli amici della Val Comelico Italo e Beppe Zandonella, con la collaborazione di altri compagni di cordata si arriva alla pubblicazione, nell'aprile del '73, di "Montagne e volontà" diario alpinistico di Angelo Ursella.
I tragici eventi del terremoto che colpì il 6 maggio del 1976 la nostra comunità bloccarono inevitabilmente ogni tipo di attività, fra le quali la costruzione di un bivacco da dedicare ad Angelo Ursella sotto la parete nord del M. Cimone nelle Alpi Giulie, e i soci di Buja per lungo tempo, furono costretti a disertare le amate montagne. Purtroppo quel terremoto non ha cambiato solo il volto del nostro paese, le vecchie case, i cortili, i luoghi di aggregazione che ci davano il senso della sicurezza e della continuità, ma ci ha fatto perdere, o comunque indebolito, anche quei valori di solidarietà, di attaccamento al focolare, quella condivisione che erano la parte più nobile e genuina del nostro pensare e del nostro vivere.
Nonostante questo è sempre necessario sapersi rialzare, e con i ricavi della pubblicazione del “diario”, il 6 agosto 1978, nel circo Cadin Alto nel Gruppo dei Brentoni (Alpi Carniche) la Sottosezione di Buja e la Sezione di Val Comelico inauguravano il bivacco alla memoria di Angelo Ursella e Mario Zandonella di Dosoledo, caduto sulla parete nord del Pelmo.
Quindi, nel 1980, a dieci anni dalla scomparsa di Angelo, una targa ricordo venne posta sotto la parete nord dell'Eiger.
E si arriva ai primi anni '80, la ricostruzione post terremoto è a buon punto, la ripresa fisica e morale coincide con nuove iniziative; la buona visione in prospettiva futura dei "direttivi" della Sottosezione è forse la caratteristica più significativa di quegli anni di vita sociale.
Si inizia ad operare nella scuole: filmati, diapositive, escursioni, danno il via a quello che si sarebbe delineato da lì a pochi anni con il nome di "Alpinismo Giovanile". Esiste quindi la consapevolezza di doversi aggiornare, di doversi preparare.
Il materiale umano che si sta maneggiando è molto sensibile, non basta l'esperienza acquisita; così, attraverso corsi specializzati, si qualificano come Accompagnatori di Alpinismo Giovanile due nostri soci.
I corsi per i ragazzi non conoscono interruzioni, la professionalità degli accompagnatori viene integrata da esperti nei vari settori (botanica, selvicoltura, geologia, ecc.), i partecipanti sono sempre più numerosi e le escursioni abbracciano tutto l'arco dell'anno.
L'entusiasmo e la soddisfazione dei ragazzi e dei genitori, che raggiunge il culmine con la tradizionale serata di chiusura, è il miglior premio per i sacrifici degli accompagnatori.
Ma la Sottosezione sembra avere chiarezza di idee non solo nell'Alpinismo Giovanile: nuove prospettive si aprono con il rilancio dello sci di fondo e dello sci escursionismo, sempre con la professionalità e l'impegno dimostrato in precedenza. E poi una nuova disciplina viene abbracciata dalla Sottosezione, l'"Orienteering" (lo sport dei boschi), affascinante compendio all'attività escursionistica tradizionale, che si fonde armoniosamente con la stessa per tecnica e rispetto della natura.

Nella seconda metà degli anni ‘90 l’inevitabile crisi che attanaglia quasi tutte le associazioni, si palesa in modo evidente anche per noi, soprattutto perchè le motivazioni territoriali e la distanza da Gemona non giustificano più i “campanilismi” pur positivi dei primi decenni e, giustamente, le attività della Sottosezione si vanno sempre più integrando e fondendo con quelle della Sezione di Gemona.
La formazione delle Commissioni (cultura, gite, manutenzione opere alpine, TAM, alpinismo giovanile), ha assorbito parecchie delle nostre forze; le attività vengono da allora svolte più unitariamente: i vecchi dualismi vengono via via superati; alcuni nostri soci entrano a far parte del direttivo sezionale (cosa impensabile alcuni anni prima, quando non avevamo nemmeno diritto di voto in assemblea) ed anche la presidenza della Sezione, nel primo decennio del 2000, viene assunta per una prima volta dal nostro socio Romano Minisini e una seconda volta dal socio Bruno Baracchini.
Si aggiunga poi la nascita della scuola di alpinismo “Piussi-Ursella” la quale, oltre al suo direttore e nostro concittadino Daniele Picilli, conta nel gruppo degli aiuto istruttori i nostri soci Angelo Molinaro e Romano Minisini.

Quindi resta evidente che ad oggi le nostre possibilità residue ed il nostro campo di azione, a livello di Sottosezione, si siano notevolmente ridimensionati. Ma lasciamo da parte le tristezze e i cattivi pensieri. Dal giorno della nostra costituzione siamo ancora qui e questo deve pur significare qualche cosa. Ogni ideale, ogni credo, si trasforma; ma se i valori sono forti e ben radicati non muoiono, diventano più maturi e più completi.

E i valori in cui crediamo sono gli stessi che i nostri fondatori hanno stabilito attraverso uno Statuto che ancora oggi resta attuale e fondamentale per chi ama la propria terra e la vuole lasciare intatta alle generazioni future; perché la difesa dell’ambiente, il trasmettere ai giovani come vivere la Montagna in modo gioioso e soprattutto in sicurezza, restano per noi gli obiettivi principali.

Tutto questo lo dobbiamo a chi ci ha preceduto, ma lo dobbiamo soprattutto a chi ci seguirà, perché il bello sta proprio qui: nel tramandare quello in cui si crede, magari senza pretendere di vederne i frutti, ma con la consapevolezza di aver fatto il nostro dovere.


C.A.I. - Club Alpino Italiano


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